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The Religion of Unity
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Senso della vita dell’uomo
Autore Dr.Vladimir Antonov
Traduzione di Tatiana Baldi
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Se l’uomo, diventando adulto, passa dalla tappa
istintivo-riflettente del suo sviluppo a quella umana nel senso stretto, nella
quale per stabilire un modo di vita e di comportamento, comincia a dominare
l’intelletto, davanti a lui sorge, immancabilmente, il problema del senso della
sua vita.
Molti filosofi si sono lambiccati il cervello per risolvere
questo problema. A tutti costoro è stata inaccessibile la vera filosofia di Dio,
mentre le concezioni travisate create dalle sette, non li potevano certo
soddisfare. Di conseguenza, il problema del senso della vita è stato
“riconosciuto” da molti essere uno “pseudo-problema”, cioè un problema che in
partenza non ha risposta. Secondo questa concezione ateistica, risultava che in
linea di principio l’uomo non si distingue dagli animali e il senso oggettivo
della sua esistenza sulla Terra è… soltanto lasciare la prole, continuare “il
genere umano”, creare i valori materiali per i discendenti. Se è così, nessuno
sforzo spirituale è necessario, non c’è bisogno neppure dell’etica nei rapporti
con gli altri esseri viventi… “Che cos’è la nostra vita? — E’ un gioco… Il bene
e il male sono null’altro che sogni… Il lavoro, l’onestà sono fiabe per donnette…”.
E “quando arriva il momento”, il suicidio è l’unico passo corretto per l’uomo
degno di rispetto…
Ma la Verità è che il senso della vita esiste.
Esso è lo sviluppo della coscienza qualitativo e quantitativo.
Lo sviluppo qualitativo comprende il perfezionamento
intellettuale ed etico, nonché l’affinarsi della consapevolezza. Quello
quantitativo è l’accrescimento diretto della quantità dell’energia della
consapevolezza fine.
In particolare, l’ultimo rispecchia la cosiddetta “forza
personale” dell’uomo — la potenza psicoenergetica della coscienza individuale
concreta che dipende dalla quantità accumulata di energia della coscienza, in
altre parole, dalla grandezza dell’anima.
Secondo questo criterio Dio divide le anime in quelle “piccole”
e quelle “grosse” [9],
le quali possono essere portatrici di qualità sia positive sia negative. Egli
chiama diaboliche le anime “piccole” che hanno sviluppato in se le qualità
negative. Se queste ultime hanno accumulato anche “la forza personale”, sono
diavoli. Possiamo incontrarli sia incarnati che non incarnati. Nello stato non
incarnato il loro destino è l’inferno e nel futuro — le incarnazioni “infernali”
durante le quali essi, in sofferenze, dovranno eliminare il loro brutto karma (il
loro destino creato da loro stessi). In tal modo Dio propone conoscere sulla
loro esperienza che cosa è il dolore che loro hanno causato agli altri. Lo fa
così per aiutare loro a migliorare, per far riflettere sulla loro vita, sul
senso della vita dell’uomo, su Dio e sulla Via che porta a Lui…
Invece le persone che si sviluppano nella giusta direzione, a
velocità sempre più alta vanno nelle braccia del loro amato Dio, la loro vita si
riempie sempre di più della vera felicità Divina, dell’esultanza di conoscere
l’Amore Divino. |
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